martedì 16 ottobre 2007

BIMBI, BOCIA, MARMOCCHI, PARGOLI.

Poco più di un mese fa, ho cominciato a lavorare pensando che sarebbe stato più un hobby, piuttosto che un lavoro. In fondo dovevo solo andare a prendere due gemellini all' uscita da scuola e portarli alle varie attività sportive ed extra-scolastiche, o a casa a fare i compiti. Non avevo mai fatto la tata, e non avevo idea di quanto impegno ci sarebbe voluto. Non immaginavo così tanto!
Ogni giorno cerco di ricordare come faceva mamma con i suoi alunni. I bambini erano la sua passione, specialmente i disabili e quelli più indifesi (quando era con loro, i suoi occhi brillavano di una luce particolare)...ho sempre pensato che il suo fosse un dono, perchè si faceva rispettare, ma nello stesso tempo era molto amata. Di solito i bambini non parlano bene delle maestre!
Così, quelle ore che passo con i "miei" bimbi, le sto facendo diventare un momento cost
ruttivo. Soprattutto con il maschietto, che è il più dolce e bisognoso di attenzioni. Il primo giorno mi hanno parlato della sua dislessia, e ieri, dall' incontro con la logopedista, ne sono uscita rattristata. Perchè, alle sue domande su chi lo seguisse nel fare gli esercizi (a cui deve assolutamente dedicarsi ogni giorno), lui ha risposto che la mamma e il papà, il più delle volte, tornano tardi dal lavoro. Per non parlare di tutte le attività dopo-scuola...quando arriva a casa è ora di cena, e posso immaginare che una giornata così piena sia stancante, soprattutto per un bambino.
Mi si è stretto il cuore, e mi sono sentita caricata di una grande responsabilità, che già prima mi ero assunta, ma ora la "sento" proprio e voglio mettere tutta me stessa in questo impegno. Voglio lasciare qualcosa di positivo, nonostante tutti i limiti della mia inesperienza.
Ho ripensato alla mia infanzia: non mi sono rivista in loro. E sono contenta che sia così, perchè, nonostante non a
vessi tutto quello che desideravo, e il mio abbigliamento non fosse una firma unica dalla testa ai piedi, ho sentito quel calore, quelle attenzioni e quella protezione che a ogni figlio spettano di diritto.
Vedo bambini educati diversamente da me, abituati a ordinare e a non dire mai grazie. Bambini che vanno al cinema a vedere films per niente adatti alla loro età. Bambini che parlano di soldi, si vantano di quello che spendono, e sono interessati a quanto ha speso l' amico. Tutto questo mi fa riflettere, e mi dà un senso di malessere che è un misto tra disapprovazione, dispiacere, rabbia...
Forse mi sto lasciando coinvolgere troppo.
Ma l' indifferenza non fa parte di me, quando si sta a contatto con altre persone, è un continuo dare e ricevere. E io (che, comunque, come tutti amo ricevere), cerco di dare il meglio di me. Quando penso di riuscirci, sto bene, e mi sento ricca. E mi torna in mente una domanda su cui ho riflettuto molto: preferisco amare o sentirmi amata? Penso di stare meglio quando amo.

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